Commozione cerebrale correlata allo sport: cos’è e come prevenirla

Commozione cerebrale correlata allo sport: cos’è e come prevenirla

Cos’è la commozione cerebrale, e come possiamo prevenirla? Cosa fare se abbiamo una commozione cerebrale e a chi chiedere aiuto? Scopri le risposte e i consigli degli esperti.

La commozione cerebrale è un problema di salute pubblica che riguarda tutti gli sportivi, professionisti e amatoriali. In questo articolo, spieghiamo cos’è la commozione cerebrale e le misure adottate dalle federazioni e associazioni degli sport più esposti a questo rischio.

La commozione cerebrale è un grave problema di salute nel mondo degli sportivi amatoriali e professionisti. Cos’è la commozione cerebrale, e come possiamo prevenirla? Come possiamo proteggerci? Cosa fare se abbiamo una commozione cerebrale? Ci sono sport ad alto rischio? Cosa fare quando qualcuno vicino a noi ha una commozione cerebrale?

Abbiamo rivolto queste domande a Geoffrey Wandji, medico sportivo della nazionale francese di pallacanestro e fondatore di DocForSport, a Fabrice Leclerc, medico della FFHG (federazione francese di hockey su ghiaccio) e all’avv. Antoine Semeria, presidente e fondatore di Alerte Commotions (associazione francese a sostegno degli sportivi che hanno avuto una commozione cerebrale).

Cos’è la commozione cerebrale?

La commozione cerebrale è una lieve lesione al cervello causata da un colpo alla testa. Se il colpo è abbastanza forte, infatti, il cervello può urtare contro le ossa del cranio. E questo può portare a un'alterazione delle sue funzioni. "Per avere un’idea più chiara, possiamo fare il paragone con l’airbag:quando il cervello prende un colpo, il nostro sistema di allerta entra in "modalità sicura", spiega il Dott. Geoffrey Wandji. Questo produce una vasodilatazione (cioè fa ingrossare i vasi sanguigni) e il nostro cervello, di conseguenza, si gonfia.Tutto ciò può portare in un secondo momento a segni neurologici e clinici."

Una commozione cerebrale può essere dovuta a più fattori:
• un colpo diretto alla testa
• un colpo al viso
• un colpo al collo
• un colpo al corpo
• una forte decelerazione

"La commozione cerebrale è completamente reversibile, precisa il Dott. Wandji. Dobbiamo dare al cervello il tempo di guarire e riprendersi.Una commozione cerebrale non ha delle conseguenze tipiche.Le complicazioni a medio e lungo termine iniziano quando i traumi cranici si ripetono senza dare il tempo al cervello di recuperare completamente.In questo caso, si parla di sindrome da secondo impatto."

I sintomi della commozione cerebrale

Dopo un episodio sospetto, alcuni sintomi possono aiutarci a capire se c’è una commozione cerebrale. "Il mal di testa è il primo, precisa il Dott. Geoffrey Wandji. Ma i sintomi sono generalmente poco chiarie cambiano in base all’area del cervello colpita.Per questo è difficile da diagnosticare."

Dopo una sospetta commozione cerebrale l’atleta può avere uno o più sintomi, tra cui:
• confusione, disorientamento
• amnesia
• capogiro
• perdita di coscienza
• fonofobia (sensibilità ai rumori), fotofobia (sensibilità alla luce)
• distrazione
• gonfiore dei tessuti sottocutanei tale da cancellare le funzioni e lentezza nel parlare
• capacità fisica ridotta
• disturbi emotivi
• sguardo assente
• mal di testa
• disturbi del sonno

Commozione cerebrale correlata allo sport: cos’è e come prevenirla

Come capire se c’è commozione cerebrale?

Quando una persona cade dalla bici o prende un forte colpo sul campo di gioco, non c’è sempre a portata di mano un medico per diagnosticare una commozione cerebrale. Abbiamo quindi chiesto aiuto al Dott. Geoffrey Wandji, che ci ha spiegato in quattro punti come capire se c’è commozione cerebrale: "Primo, è importante trovare il punto esatto del colpo.Non può esserci commozione cerebrale senza un trauma localizzato. È stato un colpo diretto alla testa?Oppure dovuto a un movimento di decelerazione?Una volta capito cosa è successo, è possibile fare dei test e delle valutazioni veloci per arrivare a una diagnosi.". Si possono usare le domande Maddocks disponibili online,"che ci permettono di riconoscere l’orientamento dell’atleta nel tempo e nello spazio.Una risposta sbagliata può voler dire che l’atleta ha una commozione cerebrale, e deve rimanere in panchina per il resto della partita."

Entro la prima ora, bisogna "valutare i segni clinici.Se alcuni persistono o peggiorano, è bene andare al pronto soccorso e chiedere di fare un esame per escludere potenziali complicazioni."

Per finire, entro 24-48 ore, bisogna rivolgersi a un medico sportivo, "spesso più esperto di commozione cerebrale correlata allo sport, per una valutazione più completa e per stabilire le cure necessarie e secondo quali criteri tornare a fare sport."

➡️ Secondo Geoffrey Wandji è importantissimo non ignorare mai la commozione cerebrale, "soprattutto perché la persona infortunata fa fatica a riconoscerla a causa dell’adrenalina. Se siamo presenti,come coach, compagni di squadra o spettatori, possiamo aiutarla a capire se ha una commozione cerebrale.Ad esempio, se dopo un colpo notiamo che ha i "riflessi" più lenti, possiamo intervenire e farla smettere di giocare."

Quanto riposo serve dopo una commozione cerebrale, quali cure seguire e quanto tempo ci vuole per recuperare completamente?

La prima cosa da fare dopo una commozione cerebrale è chiedere aiuto a un professionista, che ci accompagnerà nelle sei fasi necessarie per recuperare completamente. "Tra una fase e l’altra c’è sempre un intervallo di 48 ore, spiega Geoffrey Wandji. Quindi, ci vogliono almeno 12 giorni.Bisogna iniziare quando scompaiono i segni clinici (mal di testa, perdita di memoria, ecc.).Si parte da un’attività aerobica di massimo 25 minuti e si sta a vedere cosa succede.Compaiono nuovi segni?In caso negativo si passa alle fasi successive, sempre monitorando l'eventuale comparsa di nuovi segni.La quinta fase è quando si riprendono gli allenamenti e nella sesta si torna alle gare."

➡️ Il professionista può fare dei test, ad esempio usando lo SCAT (Sport Concussion Assessment Tool), per valutare la condizione della persona che ha avuto una commozione cerebrale prima che torni a fare sport. "Gli atleti amatoriali devono stare più attenti perché non sono assistiti e seguiti da medici e professionisti."

Commozione cerebrale correlata allo sport: cos’è e come prevenirla

Esistono sport in cui il rischio è più alto?

Quando si parla di commozione cerebrale nello sport, si tende a pensare subito al rugby, all’hockey su ghiaccio e al football. Ma come stanno le cose in realtà? "Ovviamente il tipo di sport fa la sua parte, aggiunge il Dott. Wandji. Gli sport di contatto e combattimento, come la boxe, sono i più esposti.Ma possiamo citare anche la pallacanestro con le sgomitate dopo un rimbalzo, il calcio con i duelli tra un giocatore e un portiere, la mischia nel rugby, i placcaggi nel football americano e nell’hockey su ghiaccio, le cadute nel ciclismo..."

È un motivo per evitare questi sport? Assolutamente no, secondo Wandji: "Questi sono gli sport in cui c’è più prevenzione e controllo a riguardo.Ogni sport ha i suoi pro e contro.L’importante è sapere quali sono per gestirli nel migliore dei modi." "La crescente consapevolezza del problema ha portato negli ultimi dieci anni a una maggiore attenzione”, ci ricorda Fabrice Leclerc.

Cosa fanno le federazioni sportive per tenere monitorata la situazione? Protocolli, tessere bianche, arbitri...

Una tessera bianca nella pallamano, un protocollo nel rugby, procedure da seguire nel calcio, protezioni, ecc. Le federazioni sportive cercano di gestire la commozione cerebrale con azioni concrete. Fabrice Leclerc, medico della federazione francese di hockey su ghiaccio, ci spiega quali misure sono state prese in questo sport.

"Come federazione sportiva, abbiamo cercato di lavorare in tre aree.La prima riguarda le regole e gli arbitri.Al momento, gli arbitri sono stati istruiti di penalizzare pesantemente i controlli di testa.Le nuove regole aiutano a proteggere meglio i giocatori scoraggiando certe azioni che penalizzano la squadra.E sono adattate per i giocatori più giovani, ai qualiè vietato fare controlli di testa fino all’Under 13 (12-13 anni)."

La seconda riguarda la prevenzione. "Abbiamo lavorato molto sull’informazione e sulla maggiore consapevolezza dei coach, dei presidenti dei club e dei genitori. Durante le conferenze o in Internet, abbiamo parlato di quanto è importante tenere alta l’attenzione sul trauma cranico e passare il messaggio ai ragazzi e ai genitori.Tutti i giocatori di hockey su ghiaccio hanno un coach, nessuno escluso.Il più delle volte, in realtà, sono i genitori che non vedono l’ora di far tornare i figli in campo.La prevenzione ha i suoi effetti positivi perché le statistiche della federazione internazionale (IIHF) mostrano un minor numero di casi rispetto a prima."

E la terza riguarda le protezioni. "Un casco e un paradenti aiutano ad assorbire i colpi e proteggono gli atleti.Il nostro ruolo è spiegare i loro vantaggi e perché sono utili per prevenire le commozioni cerebrali", conclude Fabrice Leclerc.

La scienza per combattere la commozione cerebrale

Anche la scienza e le sue innumerevoli innovazioni possono prevenire le commozioni cerebrali. Nel 2023, un medico svizzero ha sviluppato un casco da hockey su ghiaccio che suona in caso di commozione cerebrale. Grazie ai suoi tanti sensori e algoritmi, il casco segnala il rischio di un trauma cranico in tempo reale. Un’innovazione, questa, che è stata molto apprezzata e provata in più club, come il Lausanne HC o l’HC Ajoie.

Nel rugby, in Francia, un’azienda specializzata in video di giocatori professionisti aiuta i medici a rivedere i casi sospetti di commozione cerebrale da angolazioni differenti. Questo permette di fare una primissima diagnosi più accurata e di prendersi cura degli atleti in modo più mirato.

Nello sci freestyle, per ridurre i colpi alla testa c’è il casco e ci sono anche dei nuovi materiali sviluppati ad Harvard grazie alla stampa 3D. La scienza sta ancora cercando soluzioni per combattere la commozione cerebrale correlata allo sport.

Il mondo dello sport si sta unendo per supportare gli atleti

Nonostante i progressi della tecnologia e le misure adottate dalle federazioni, a volte la commozione cerebrale lascia il suo segno e può cambiare la vita degli atleti. Per sostenerli, sono nate alcune organizzazioni. È il caso di Alerte Commotions, un’associazione francese fondata nel febbraio 2023 da Antoine Semeria."La commozione cerebrale correlata allo sport è un problema di salute pubblica, di cui i media non parlano abbastanza.Come avvocato, ho assistito molti atleti amatoriali e professionisti, e mi sono accorto che nello sport manca la consapevolezza del trauma cranico.Ho voluto fondare questa organizzazione prima di tutto per poter parlare apertamente di commozione cerebrale e informare il più possibile sul tema, indipendentemente dal livello, dal genere, dall’età o dal tipo di attività, ecc. "Il tutto cercando di non stigmatizzare alcuni sport perché, secondo Antoine Semeria, "la commozione cerebrale non capita solo nel rugby o nell’hockey su ghiaccio.Dove, in realtà, l’impegno è maggiore."

L’associazione si è posta molti obiettivi. "Ad esempio, attraverso dei gruppi di supporto o forum online, permettiamo agli atleti di parlare apertamente e non sentirsi isolati."

Un secondo obiettivo è aiutare le sportive e gli sportivi a trovare il giusto supporto medico indipendentemente dal loro livello, "amatoriale, semi professionistico o professionistico. Tutti devono avere a disposizione i trattamenti giusti.Ma, oggi, siamo molto lontani dalla situazione ideale.C’è un abisso tra come viene trattata la commozione cerebrale a livello professionistico e amatoriale.Un professionista viene immediatamente assistito da una squadra di medici, composta da un fisioterapista, un podologo, un neurologo, un osteopata, un neuropsicologo, e portato a fare una risonanza magnetica.Gli sportivi amatoriali non hanno a disposizione tutta questa assistenza o la fortuna di trovare nei paraggi di un esperto.Il nostro obiettivo è ridurre il divario."

L’associazione sta prendendo anche altre iniziative, come avviare un dialogo con le federazioni sportive, il Ministero dello Sport, compagnie assicurative, distribuire volantini sulle misure adottate dalle federazioni a favore degli atleti amatoriali o anche far riconoscere una encefalopatia traumatica cronica (CTE) come correlata al lavoro. Sempre allo scopo di migliorare la consapevolezza tra gli sportivi e assisterli meglio sul tema.

Ringraziamo il Dott. Geoffrey Wandji e il Dott. Fabrice Leclerc e anche l'avv. Antoine Semeria per il loro tempo, i loro consigli e il loro lavoro sulla commozione cerebrale correlata allo sport.

Grazie ai progressi della tecnologia, alle protezioni, al rispetto delle regole, alle misure e ai protocolli adottati dalle federazioni e alle iniziative per migliorare la consapevolezza, i rischi di commozione cerebrale correlata allo sport stanno diminuendo e tutto ciò ha aumentato l’attenzione degli sportivi a riguardo.E ci lascia vivere pienamente i benefici dello sport!

Commozione cerebrale correlata allo sport: cos’è e come prevenirla

HENRI

AUTORE DI CONSIGLI SPORTIVI

Grande appassionato di tutti gli sport di racchetta: tennis, badminton, padel. Fan dell’hockey su ghiaccio e amante dell’orologeria.